Proteggere la propria casa o la propria attività con un impianto di videosorveglianza è una scelta sempre più diffusa. Ma quando si installano delle telecamere, è fondamentale sapere dove finisce la sicurezza e dove inizia la privacy. La normativa italiana ed europea stabilisce regole ben precise per evitare che un sistema pensato per difendere si trasformi in una potenziale fonte di problemi legali. Vediamo, quindi, cosa si può installare senza rischi, quali sono gli adempimenti da rispettare e come scegliere un impianto che sia davvero efficace e conforme alla legge.
Videosorveglianza e privacy: cosa dice (in breve) la legge nel 2025
Nel 2025, il quadro normativo in materia di videosorveglianza resta ancorato ai due riferimenti principali:
- Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR), valido in tutti i paesi UE
- Codice della Privacy italiano (D.lgs. 196/2003), aggiornato dal D.lgs. 101/2018
La videosorveglianza viene considerata a tutti gli effetti un trattamento di dati personali. Questo significa che, ogni volta che una telecamera può riprendere persone identificabili (anche accidentalmente), si applicano le regole sulla protezione dei dati.
Chi si chiede cosa prevede la legge sulla sicurezza e sulle telecamere nel 2025 deve sapere che non sono cambiate le basi giuridiche, ma è aumentato il livello di attenzione sui comportamenti degli installatori e degli utenti privati. Le autorità pongono particolare enfasi sul rispetto delle regole privacy videosorveglianza, anche per impianti apparentemente semplici.
I 3 principi cardine della normativa sono:
- Finalità lecita e proporzionata > Le telecamere possono essere usate solo per finalità legittime, come la protezione della proprietà o la sicurezza personale. Non è ammesso sorvegliare genericamente o per “curiosità”. L’uso dev’essere proporzionato al rischio;
- Minimizzazione del dato > Le riprese devono limitarsi agli spazi di competenza del soggetto che installa l’impianto. Ad esempio, il proprio cortile o l’ingresso di casa. Non è consentito inquadrare strade pubbliche, proprietà altrui, finestre o ingressi di vicini, neanche in parte;
- Trasparenza e informazione > Chi installa una telecamera deve informare le persone potenzialmente riprese. Lo strumento più semplice è l’affissione di un cartello videosorveglianza obbligatorio, ben visibile, con l’indicazione del titolare del trattamento e delle finalità della sorveglianza.
Obblighi specifici previsti dalla normativa
Oltre ai principi generali, il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha emesso specifiche linee guida:
- Cartello informativo obbligatorio, da posizionare prima dell’area ripresa, con simbolo della telecamera, nome del titolare, finalità del sistema, e riferimento alla privacy policy (disponibile su richiesta).
- Conservazione delle immagini, che di norma non deve superare le 24-48 ore, salvo eccezioni documentate (indagini, eventi particolari).
- Contesti pubblici o condivisi, serve una base giuridica (es. delibera assembleare, contratto, obbligo legale o interesse legittimo). Nei luoghi di lavoro, è spesso obbligatoria l’autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro.
Tendenze del 2025
Il Garante ha intensificato il controllo su sistemi smart collegati al cloud, registrazioni audio non autorizzate e tecnologie con riconoscimento facciale. Questi strumenti sono ammessi solo in ambiti molto specifici e regolamentati. Per tutti gli altri casi, resta valida la regola: meglio un impianto semplice ma conforme, che una soluzione avanzata ma potenzialmente illegale.
Videosorveglianza domestica: cosa puoi fare (e cosa no)
Nel contesto della videosorveglianza domestica, la normativa è relativamente permissiva, ma questo non significa che tutto sia consentito. Anche quando si tratta di proteggere la propria abitazione, è importante conoscere bene i limiti previsti dalla legge per non violare i diritti altrui.
Cosa puoi installare in casa senza rischi legali
Puoi liberamente installare telecamere che riprendano esclusivamente aree di tua proprietà, come:
- l’ingresso principale
- il vialetto
- il giardino privato
- il box o l’autorimessa
- terrazzi e balconi, purché non inquadrino l’esterno
Le moderne telecamere smart per la sicurezza domestica sono sempre più diffuse: possono inviare notifiche sullo smartphone, essere controllate da remoto e integrarsi con sistemi più complessi. L’importante è che l’inquadratura non oltrepassi i confini della tua proprietà.
Inoltre, puoi integrare la videosorveglianza con un sistema antintrusione completo, che rileva effrazioni tramite sensori, allarmi sonori e connessioni a centrali operative.
Cosa devi evitare
- Inquadrare spazi pubblici come strade, marciapiedi o aree condominiali;
- Riprendere l’ingresso, il giardino o le finestre di un altro appartamento;
- Registrare audio o conversazioni ambientali, azione vietata in contesto privato se non strettamente necessaria e autorizzata.
Anche se le riprese sono per uso personale, videosorveglianza e privacy sono strettamente legate: ciò che riprendi deve rimanere nell’ambito della tua sfera privata.
Videosorveglianza in azienda: cosa bisogna sapere
Quando si installano telecamere in azienda, le cose si fanno più complesse. In questo caso, il diritto alla sicurezza si deve bilanciare con la tutela dei lavoratori e con la trasparenza verso clienti e fornitori.
Obblighi principali per le aziende
- Finalità specifica e documentata: è necessario motivare l’installazione per esigenze reali, come prevenzione furti, vandalismi o tutela del patrimonio aziendale;
- Autorizzazione o accordo sindacale: se le telecamere inquadrano postazioni di lavoro, è obbligatorio ottenere l’autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro, oppure stipulare un accordo con le rappresentanze sindacali aziendali;
- Informazione trasparente ai lavoratori: attraverso cartellonistica visibile, ma anche con informative scritte sul trattamento dei dati;
- Accesso limitato alle registrazioni: solo personale autorizzato può visualizzare le immagini, che devono essere conservate in modo sicuro, secondo le indicazioni del Garante.
Un buon sistema di allarmi aziendali può includere telecamere interne ed esterne, collegate a sensori di movimento, controllo accessi e antifurto. Ma ogni componente deve essere selezionato e installato nel rispetto delle normative vigenti.
Zone sensibili da monitorare
Sono generalmente ammesse le telecamere che riprendono:
- aree di accesso (es. ingresso, reception, parcheggio)
- zone esterne o magazzini
- spazi espositivi con prodotti di valore
Evita invece di riprendere scrivanie e uffici individuali, spogliatoi, servizi igienici, così come le aree break e di ristoro.
In azienda, videosorveglianza e privacy devono convivere senza forzature: ogni intervento va documentato, tracciato e giustificato.
Videosorveglianza in condominio: cosa dice la normativa
Nel caso della videosorveglianza in aree comuni condominiali, la legge prevede un processo condiviso. Non è possibile che un singolo condomino installi una telecamera che riprende scale, pianerottoli o il cortile senza una regolare delibera assembleare.
Cosa prevede la normativa
- Serve il consenso di almeno 2/3 dei millesimi in assemblea condominiale;
- Le telecamere devono riprendere solo aree comuni, mai ingressi privati o spazi esclusivi;
- Le immagini devono essere accessibili solo all’amministratore o a un soggetto incaricato con ruolo di responsabile del trattamento;
- Deve essere esposto il cartello videosorveglianza obbligatorio, chiaro e visibile.
Se il condominio decide di installare un impianto, è buona norma affidarsi a professionisti che sappiano configurare telecamere conformi per la sicurezza di legge, evitando inquadrature eccessive o non necessarie.
E le telecamere private sul pianerottolo?
Un condomino può installare una telecamera all’esterno della propria porta d’ingresso solo se:
- l’inquadratura è limitata al proprio ingresso
- non viene ripresa tutta la scala o l’ingresso dell’appartamento vicino
- viene affisso un cartello informativo
Gli adempimenti da rispettare
Per qualsiasi tipo di impianto – domestico, aziendale o condominiale – ci sono alcuni adempimenti minimi che non vanno trascurati. Servono a garantire trasparenza, evitare problemi legali e dimostrare di operare nel rispetto delle regole di privacy e videosorveglianza. Ecco un riepilogo degli obblighi principali:
- Cartello informativo obbligatorio > Con simbolo della telecamera, finalità della registrazione, dati del titolare, e link alla privacy policy completa su richiesta;
- Nomina del responsabile del trattamento > Quando le immagini vengono visionate da soggetti diversi dal titolare (es. personale interno, società di vigilanza);
- Valutazione d’Impatto (DPIA) > Obbligatoria per contesti complessi, come grandi aziende, luoghi affollati o impianti che usano IA o biometria;
- Registro dei trattamenti > Documento che descrive i dati raccolti, la finalità, la durata e i soggetti coinvolti. È obbligatorio per aziende e consigliato per amministratori di condominio;
- Comunicazione all’Ispettorato del Lavoro > Nei casi di ripresa diretta dei lavoratori.
Ignorare questi passaggi può portare a sanzioni significative, anche se il sistema è installato “a fin di bene”.
Come proteggersi senza rischi: 6 consigli pratici
Installare un impianto di videosorveglianza richiede competenza, ma anche consapevolezza. Ecco alcuni consigli concreti per proteggere i tuoi spazi, rispettando i diritti altrui.
- Riprendi solo ciò che ti appartiene: limitare il campo visivo è fondamentale. Telecamere con ottiche regolabili o zone di privacy mascherate aiutano a rispettare la normativa;
- Non registrare l’audio: salvo autorizzazioni specifiche, la registrazione vocale è vietata. Meglio disattivarla o scegliere dispositivi che non la supportano;
- Esponi sempre il cartello: anche in ambito domestico, il cartello serve a informare e tutelare legalmente chi installa la telecamera;
- Scegli dispositivi conformi: le telecamere devono rispettare le norme CE, le frequenze radio previste e le linee guida del Garante. Diffida di prodotti troppo economici o senza certificazione;
- Integrare videosorveglianza e allarme: un buon impianto è ancora più efficace se abbinato a un sistema antintrusione completo, con sensori, sirene e avvisi in tempo reale;
- Chiedi supporto a professionisti: degli installatori esperti sanno come configurare le telecamere nel pieno rispetto della legge vigente e possono guidarti nella scelta dei componenti giusti, evitando errori e sanzioni.
Domande frequenti sulla videosorveglianza e privacy
Che permessi servono per mettere una telecamera?
In ambito domestico, non è necessario alcun permesso se la telecamera riprende esclusivamente aree di tua proprietà. Nei condomini, invece, l’installazione richiede una delibera assembleare approvata da almeno i 2/3 dei millesimi. In azienda, la legge è ancora più rigida: serve l’autorizzazione dell’Ispettorato del Lavoro o, in alternativa, un accordo scritto con le rappresentanze sindacali.
Serve informare i vicini?
Solo se la telecamera può inquadrare anche spazi comuni o parti della loro proprietà. Se il dispositivo è orientato esclusivamente verso aree private, non è obbligatorio avvisare. Tuttavia, è sempre buona prassi garantire trasparenza e rispetto reciproco, anche per evitare incomprensioni o reclami.
Posso usare telecamere finte come deterrente?
Sì, le telecamere finte non sono vietate, ma attenzione: se simulano un dispositivo attivo e sono puntate verso aree pubbliche o spazi condivisi (come scale condominiali), possono generare contestazioni e dare origine a segnalazioni per violazione della privacy percepita. Anche in questi casi, meglio rispettare gli stessi principi validi per i dispositivi reali.
Le telecamere con riconoscimento facciale sono legali?
No, non sono ammesse in ambito domestico o aziendale standard, a meno che non si tratti di contesti regolamentati da normative specifiche, come aeroporti o impianti ad alta sicurezza. Il riconoscimento facciale è considerato un trattamento ad alto rischio per i diritti delle persone, e richiede una base legale molto solida, oltre a una valutazione d’impatto (DPIA) e misure tecniche avanzate per la protezione dei dati.
È legale registrare con una dash cam o una telecamera da balcone?
Solo a certe condizioni. Le dash cam possono essere utilizzate per fini personali (es. documentare un incidente), ma non è lecito archiviare o diffondere i filmati, soprattutto se riprendono altre persone o veicoli. Lo stesso vale per le telecamere da balcone: sono legali solo se non riprendono strade, cortili comuni o proprietà altrui. Anche in questi casi, videosorveglianza e privacy devono restare in equilibrio.
Cosa succede se qualcuno si accorge di essere stato ripreso illegalmente?
Può presentare un reclamo al Garante per la Protezione dei Dati Personali, che avvierà un’istruttoria per verificare la legittimità delle riprese. Se viene accertata una violazione, il responsabile può essere sanzionato amministrativamente, obbligato a rimuovere il sistema o le registrazioni, e nei casi più gravi, denunciato penalmente. Anche un impianto installato “in buona fede” può risultare irregolare se non rispetta la normativa.